Nel pieno svolgimento dell'Anno della Fede, aperto dal suo predecessore Benedetto XVI, Papa Francesco, nella continuità del ministero petrino affidatogli, ha promulgato la sua prima enciclica: “Lumen Fidei”. Essa è un appello all'uomo di oggi a ritrovare la gioia di credere, a lasciarsi ancora illuminare dalla luce della fede nel Dio di Gesù Cristo, da quella luce che gli uomini da soli non possono darsi e che Dio dona con larghezza a chi la chiede: “È urgente recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo.
“L’AGESC è Associazione nazionale di genitori per la famiglia..” Così recita l’incipit dello statuto nazionale dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche. Significa il riconoscimento e la promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione tra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. Questi principi non sono dogmi di fede anche se dalla fede ricevono ulteriore luce e conferma, ma sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità.
Ci preoccupa il progetto con cui l’odierna egemonia culturale e sociale vorrebbe sbarazzarsi della famiglia naturale considerandola solo come un retaggio di un modello arcaico di società, non più al passo con le esigenze della modernità e le sue pseudo-scientifiche acquisizioni.
Quest’anno ricorre un importante anniversario, dall’alto valore simbolico per la biografia del cardinale Giacomo Biffi: i 130 anni (era il febbraio del 1883) dalla prima edizione de Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, alias Carlo Lorenzini. Un anniversario che tocca nel profondo le corde più intime della sua memoria di «pinocchiologo», come ama definirsi il cardinale. Lo spunto di questi 130 anni (1883-2013) rappresenta l’occasione per l’arcivescovo emerito di Bologna (che da poco, il 13 giugno scorso, ha compiuto 85 anni) di riprendere in mano e di rileggere il suo saggio, pubblicato dal 1977 dalla Jaca Book e ristampato ininterrottamente in varie edizioni fino ad oggi, Contro Maestro Ciliegia. L’ammirazione per Le avventure di Pinocchio è nata in Biffi nel 1935 e non si è mai sopita, tanto che il cardinale è sempre tornato a parlarne e discuterne in dibattiti pubblici, molto dei quali dedicati al nostro Risorgimento, negli anni del suo lungo ministero di arcivescovo di Bologna (1984-2003) e non solo.
FINE ANNO DEL GRUPPO CATECHISTE
L’anno catechistico delle elementari e medie è terminato il 28 maggio 2013 con la Messa delle 18,30 cui è seguita un’ora di condivisione tra gruppi della stessa classe, su quanto vissuto in questi mesi. La Messa celebrata dal parroco don Giuseppe è stata l’occasione per noi catechiste di presentare a Dio tutte le nostre speranze, paure, soddisfazioni e delusioni alla fine di quest’anno. Il parroco nell’omelia ci ha aiutato a riscoprire la nostra identità come catechiste e a rinnovare il nostro servizio ai ragazzi, prendendo spunto dalla Prima Lettura del giorno, dal Libro del Siracide: “Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto, e con occhio contento, secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga e ti restituirà sette volte tanto” (Sir. 35, 12-13).
Papa Benedetto XVI 22 dicembre 2012
La grande gioia con cui a Milano si sono incontrate famiglie provenienti da tutto il mondo ha mostrato che, nonostante tutte le impressioni contrarie, la famiglia è forte e viva anche oggi. È incontestabile, però, anche la crisi che – particolarmente nel mondo occidentale – la minaccia fino nelle basi. Mi ha colpito che nel Sinodo si sia ripetutamente sottolineata l'importanza della famiglia per la trasmissione della fede come luogo autentico in cui si trasmettono le forme fondamentali dell'essere persona umana. Le si impara vivendole e anche soffrendole insieme. Così si è reso evidente che nella questione della famiglia non si tratta soltanto di una determinata forma sociale, ma della questione dell'uomo stesso – della questione di che cosa sia l'uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto. Le sfide in questo contesto sono complesse. C'è anzitutto la questione della capacità dell'uomo di legarsi oppure della sua mancanza di legami. Può l'uomo legarsi per tutta una vita? Corrisponde alla sua natura? Non è forse in contrasto con la sua libertà e con l'ampiezza della sua autorealizzazione? L'uomo diventa se stesso rimanendo autonomo e entrando in contatto con l'altro solo mediante relazioni che può interrompere in ogni momento? Un legame per tutta la vita è in contrasto con la libertà? Il legame merita anche che se ne soffra?