Parlare del pellegrinaggio in Terra Santa? Andarci!
Così circa un mese fa, precisamente dal 22 luglio al 3 agosto, ho vissuto questo viaggio nelle terre dove Gesù ha vissuto.
Durante gli incontri in previsione della partenza, con i miei compagni di viaggio, ci si confrontava su come prepararsi meglio al viaggio (attrazzatura, abbigliamento, scarpe, medicine ecc.) e su cosa aspettarsi.
E anche se saremmo riusciti a partire vista la situazione attuale di guerra, sia per noi che per le nostre famiglie a casa. Ma siamo a prendere il volo!
Io non sono partita con aspettative grandi, ma con la voglia di accogliere tutto quello che questo pellegrinaggio mi avrebbe potuto regalare.
Ci si spostava ogni giorno e si dormiva in posti diversi: valigia in pullman e zaino in spalla. E nello zaino sempre Bibbia, vera guida di questo viaggio.
Infatti nei vari luoghi la Parola ci ha sempre accompagnato: don Martino, don Giampaolo e sr Emma, ci regalavano le meditazioni sui brani.
E proprio in questi luoghi senti e vivi la Parola in un modo nuovo. Il fatto di sentire il caldo, la fatica, la sete ma anche il ristoro, un bagno rinfrescante e soprattutto condividere tutto questo con altre persone rendeva al meglio come poteva vivere Gesù. La concretezza e la semplicità con cui i brani parlano, lì hanno tutto un altro sapore.
I primi giorni e le prime notti, li abbiamo trascorsi nel deserto. Tra la meraviglia e la maestosità del paesaggio, sembra strano come ci si possa innamorare di quel luogo così difficile. Spesso anche noi siamo così: ci sentiamo bene ma difficili da capire e ci sembra strano comprendere come qualcuno posso amarci, come Dio possa riporre su di noi il suo amore.
Il deserto è da sempre simbolo di fiducia: attraversare momenti apparentemente senza speranza costa, costa affidamento.
Dopo il deserto ci siamo spostati a Nazareth dove siamo rimasti un paio di giorni. Qui abbiamo visitato la grotta dell'annunciazione. Abbiamo pregato lì dove Maria ha detto il proprio sì: quel suo "eccomi" che siamo chiamati a dire anche noi nella vita di ogni giorno, nel dare fiducia a quello che Dio vuole per noi.
Tra un sito archeologico e l'altro di città attraversate da Gesù durante il suo camminare, abbiamo meditato i brani della Bibbia.
Il nostro pellegrinaggio ci ha portato a Cafarnao, cittadina bagnata dal lago di Tiberiade, dove Gesù e Pietro abitarono. Qui non si apprezza solo il fantastico paesaggio ma l'ambientazione della Parola si fa sempre più viva e concreta.
Meta successiva Tabga, dove è avvenuta la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Un'altro momento fondamentale del viaggio è stata la giornata trascorsa come ospiti nella cittadina di Zababdeh, con la quale la nostra Diocesi di Verona è gemellata. Siamo stati ospitati dalle famiglie e abbiamo toccato con mano come vivono, ma soprattutto cosa vivono. A casa nostra, anche se siamo cattolici praticanti, facciamo fatica a mostrare ciò, o meglio in Chi, crediamo.
In quei luoghi, invece, essere cristiani significa vivere con tante difficoltà: essere in pochi, non avere libertà di spostarsi da un luogo all'altro, avere precluse tante possibilità lavorative. Molti vivono anche nella difficoltà quotidiane della poca acqua, ma sono in grado di ospitarti con il cuore.
Poi abbiamo trascorso gli ultimi giorni a Gerusalemme, passando da Betlemme, dove abbiamo visitato la Chiesa della natività. A Gerusalemme, tappa finale, sono stati molti i luoghi visitati: il Santo Sepolcro, la Chiesa delle Nazioni, dove c'è la pietra su cui Gesù pianse, la Spianata delle Moschee, l'Orto degli Ulivi, Pietro in Gallicantus, la Porta del Giudizio, il Mar Morto, ecc. Luoghi in cui ci lasci il cuore, quei luoghi in cui la mia storia, la nostra storia, la storia di ognuno di noi è cambiata.
Descrivere le emozioni e le immagini sarebbe impossibile, come il ritiro personale che nell'orto degli ulivi del venerdì o come nei santuari ci sia una convivenza di varie religioni (cattolica, ortodossa, copta, ecc.).
È impossibile non raffigurarsi e non sentirsi vicini alla Parola. Sembra inutile aggiungere che oltre l'esperienza spirituale, anche la cultura dei quei luoghi ti rapisce: gli odori, i sapori, i paesaggi, le persone, le tradizioni, difficilmente si scordano.
Quando si torna da un pellegrinaggio così è difficile non lasciarsi cambiare, anche se solo lievemente, da quanto visto e da quanto si provato. Io ho portato a casa molto: i miei compagni di viaggio, i luoghi visti e le sensazioni vissute, ma soprattutto la sfida di portare nella vita di tutti i giorni quanto ricevuto... perché il vero viaggio inizia quando si torna a casa!
Michela