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Sabato sera 22 marzo 2014, in chiesa parrocchiale, Mons. Luigi Negri ha presentato l'enciclica "Lumen Fidei", iniziata da Papa Benedetto 16° e completata da Papa Francesco.
La fede è un salto nel buio o una luce che illumina la vita? Con questa domanda don Giuseppe introduce la Lumen Fidei e l'arcivescovo che ci aiuterà a rispondere. Mons. Luigi Negri è stato nominato Vescovo di San Marino e Montefeltro nel 2005 e da un anno è arcivescovo di Ferrara e Comacchio.
E' presente Mons. Gino Oliosi, che porrà le domande, felice di avere il suo professore di filosofia alla Cattolica di Milano qui con noi. La loro amicizia è nata in quegli anni, attratto da quel professore che trasmetteva la sua capacità di vivere in comunione totale con Cristo.
Come guardare a Papa Francesco che ha firmato la lettera?
Mons. Negri - Ritengo che ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi in rapporto al Papa, alla sua persona e al suo magistero, è gravissimo. Sta succedendo che la persona del Santo Padre e il suo magistero vengono usati per altri scopi. Avviene una manipolazione del suo pensiero. I mass-media prendono spunto dai suoi discorsi e li interpretano a loro vantaggio. Il Papa non è oggetto di nessuno e nemmeno oggetto della Chiesa.
La Chiesa riceve la presenza singolare di Cristo nell'Eucaristia e in modo misterioso nel successore di Pietro. Cristo, attraverso modalità misteriose, si fa presente nel Papa e guida la sua Chiesa. Oggi c'è un modo inesatto di concepire la Chiesa, c'è un atteggiamento non cristiano di vivere la fede che tenta di imporsi anche all'interno della stessa Chiesa.
Il Papa è presenza sacramentale da riconoscere e seguire. Ha bisogno di gente che prende sul serio il suo insegnamento e lo fa diventare ipotesi di lavoro nella propria vita. Noi assumiamo i valori che ci propone e li pratichiamo nella vita. La fede è l'incontro con Cristo che ci arriva dalla Chiesa e dall'insegnamento del Papa e che ci mette in condizione di rispondere. La fede è risposta inizialmente a una grazia, qualcosa che non aspettavamo. "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Giovanni 10,10). La grazia è totalmente gratuita e nel momento che la viviamo si apre il problema della risposta. La nostra libertà è messa in primo piano come capacità di rispondere, di prendere sul serio la fede e viverla, o dire di no e sottrarsi al cambiamento che chiede.
Il Papa è strumento insostituibile. La santità di Cristo rende presente la santità del Papa.
Mons. Oliosi - Tutti prenderemo la Lumen Fidei in questa Quaresima: fede accolta, vissuta, pensata.
Mons. Negri - La fede proposta dal Papa ha sullo sfondo una duplice tentazione:
una fede soggettivistica, spiritualistica, un sentimento, una cosa che si sente. Quando non si sente più, non si ha più fede né responsabilità.
Oppure la fede come una cosa che si fa, un moralismo sociale, far del bene, creare una situazione sociale più giusta. I moralismi spirituali segnano e riducono l'ampiezza della fede.
La fede non è soggettiva né moralismo socio politico. La fede è l'incontro con la persona di Gesù Cristo e questo incontro non dipende da noi ma interessa profondamente la nostra vita e si presenta come una cosa che l'uomo non si aspettava. L'uomo si aspetta l'incontro col mistero e passa da una situazione di lontananza a una situazione viva. La fede è certamente una attesa, ma provocata da fatti. La fede di Abramo, di Isacco, di Mosè, di Giacobbe, dei profeti, è la fede di uomini che sono stati chiamati attraverso incontri misteriosi, che non va sulla scia delle idee ma si presenta come una chiamata, un'esperienza, dei fatti significativi. Il popolo di Israele nasce dalla fede di Abramo. La fede è una attesa perché il protagonista della chiamata è misterioso. La prima caratteristica della fede è l'attesa e una domanda. La tentazione dell'uomo davanti alla chiamata è di tradire: sostituire a Dio che chiama, l'idolo, mettere al centro la propria persona.
Mons. Oliosi - La fede non è un'idea ma nasce da un fatto ... Ci affidiamo all'amore unito alla verità
Mons. Negri - La fede dell'Antico Testamento si compie nella venuta di Gesù. "Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato" (Giovanni 1,18). Dal momento della presenza di Cristo, della sua predicazione, il volto di Dio si è rivelato in maniera evidente. La fede cristiana è centrata in Cristo. Le linee dell'Antico Testamento sono complesse e contraddittorie. E' Cristo il volto del Padre ed è l'unico che dice agli uomini "potete dire Padre nostro" e gli uomini a loro volta possono dire "siamo figli di Dio".
La prova definitiva che Cristo ci ama è la sua crocifissione e morte. Gesù non si ritira da questo amore nel quale è possibile credere. La fede si compie come rivelazione in Cristo dell'amore del Padre, amore che non viene mai meno. Se Dio mi ama di un amore che ha travolto tutto, chiede di essere amato da me: è la novità cristiana. Il punto più alto della fede di coloro che seguono Cristo è identificarsi con quanto è scritto nel Vangelo di Giovanni, capitolo 21, 15-19, dove Gesù chiede per tre volte a Pietro se lo ama e Pietro risponde "tu lo sai che ti voglio bene". L'amore a Cristo è legato al fatto che il suo amore mi travolge e apre lo spazio alla mia risposta, se non scatta la risposta, il suo amore rimane inefficace.
La fede diventa amore perché diventa vocazione. La vita è un dialogo profondo con Cristo che ci chiama a vivere la fede alla luce del suo amore. Questo amore diventi orizzonte della nostra vita cristiana, della nostra intelligenza e del nostro cuore! Il contesto della vita umana deve essere illuminato dalla luce della fede. La fede illumina l'intelligenza, niente di spiritualistico né di sentimentale.
Chi sono i cristiani? Risponderete quelli che la domenica vanno in chiesa e quelli che si impegnano nella Caritas. Se non c'è carità la fede è astratta, non c'è carità senza verità. La fede è la modalità con cui si vive Cristo. La carità rende visibile l'amore che Cristo ha rivelato. La fede è un impegno totale della vita: "sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio" (1 Corinzi 10,31-32). L'indicatore più significativo della vita cristiana è la carità.
Mons. Oliosi - La fede si rafforza donandola. Donandola anche a livello sociale come Dottrina Sociale?
Mons. Negri - Non si può incontrare Cristo e seguirlo senza desiderare che la vita cambi in Lui. Benedetto XVI ha detto che la vita cristiana è buona e bella perché è vera. L'uomo ha coscienza della sua vita, del suo esistere e del suo obiettivo: testimoniare Cristo. La responsabilità che abbiamo è vivere la vita nella fede, nella verità e nell'amore ai fratelli. Come cresce la fede? La fede cresce perché uno diventa sempre più buono in forza dei suoi tentativi di cambiare se stesso: questo è un aspetto secondario. Giovanni Paolo II ha detto che la fede cresce comunicandola, è un'intuizione formidabile. La fede è "una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo" (Luca 6,38) ... tenta di investire gli altri, più la capiamo più la comunichiamo. Esito del mio cammino di fede è che io cambio, che il mio cuore di pietra diventa di carne. La fede non cresce perché uno la studia. La missione della Chiesa è comunicare a tutti lo stupore della nostra vita che si è rinnovata, lo stupore perché il mio cuore si allarga, l'uomo è più uomo, il lavoro è più lavoro. Il cristiano dice "Signore ti ringrazio perché mi hai preso come ero e mi hai cambiato, mi hai chiamato a vivere in questa certezza e la mia vita fiorisce con quella degli altri!"
La Chiesa è un popolo totalmente missionario, evangelizzante. La nostra vita quotidiana diventa strumento di comunicazione di Cristo. La fede è il cambiamento dell'uomo che solo Dio compie, fa accadere. La missione è vivere la vita quotidiana nella certezza della fede. Ciò che fa scattare la missione è che uno viva. Il cristiano vive per affermare il Signore non se stesso nella vita più normale. La missione si forma nel Battesimo e si conferma nella Cresima, nella struttura della vita quotidiana, qualsiasi siano le circostanze della vita, le sappiamo vivere per Cristo. Benedetto XVI ha detto che la crisi che stiamo attraversando è antropologica perché l'uomo vive un'insaziabile avidità di denaro. La Dottrina Sociale della Chiesa è l'insieme delle preoccupazioni con cui si contribuisce alla crescita della società. La fede si genera continuamente perché l'uomo vive alla luce della fede.
Don Giuseppe conclude esprimendo gratitudine per la chiarezza e la decisione dell'intervento. L'incontro di stasera è un richiamo alla consapevolezza che la chiamata di Dio rende bella la vita. Siamo chiamati a guardare le nostre realtà parrocchiali, partendo dal gusto del dono ricevuto, con la voglia di viverne fino in fondo la responsabilità.
Appunti non rivisti dall'autore