Nella serata del 31 gennaio 2014, in chiesa parrocchiale, abbiamo vissuto un momento comunitario durante il quale è stato possibile confrontare l'interpretazione della Parola di Dio da parte di esponenti di diverse confessioni religiose. Hanno partecipato: padre Oleg, sacerdote ortodosso rappresentante della Chiesa di Mosca, viene dalla Moldavia ed è in Italia per guidare i suoi fratelli e sorelle in Cristo.
Jonathan Terino, porta i saluti della Chiesa Evangelica Valdese di Verona dove è pastore, cura anche la chiesa valdese di Mantova. I Valdesi sono arrivati a Verona nel tardo '800 al seguito delle milizie sabaude che combattevano contro gli austriaci, oggi i membri sono quasi tutti del Ghana. La loro esperienza liturgica si è arricchita di espressioni culturali e musicali africane. Don Luca Merlo, sacerdote cattolico.
Don Giuseppe interviene per ringraziare i presenti che si sono radunati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ci ricorda che"Cristo non può essere diviso" (1 Corinzi 1, 13), Egli non vuole separazioni, siamo noi che spesso le creiamo. Iniziando con la preghiera lo possiamo insieme ringraziare per il suo amore e per il sacrificio della croce. Per avvalorare il principio di unità, ogni portavoce di ciascuna delle professioni religiose, espone il proprio commento alla Parola di Dio ascoltata (Prima lettera ai Corinzi 1, 1-17).
Jonathan Terino - Viviamo un tempo caratterizzato da conflitti di ogni genere, nel campo politico, nelle famiglie, non c'e dialogo tra le generazioni.
C'è un forte divario dal punto di vista economico: i benestanti si arricchiscono mentre il ceto medio vede assottigliarsi sempre più i propri margini di ricchezza. Nel testo oggetto di analisi, l'apostolo Paolo non inizia con un lamento né con un rimprovero, ma con un ringraziamento a Dio, atto che ci eleva dalle conflittualità e ci permette di riconoscere i doni altrui e delle altre chiese. Paolo ricorda ai Corinzi che sono ricchi di doni spirituali, per mezzo di Gesù Cristo. Paolo invita i Corinzi a camminare gli uni con gli altri riconoscendo l'unica fonte da cui provengono i doni. Paolo al capitolo 2 della Prima Lettera ai Corinzi, dice che a lui non interessa conoscere i loro doni: la sapienza, la conoscenza, ma vuole riconoscere tra loro Cristo crocifisso. Dunque cosa comunica Cristo crocifisso alle chiese divise? Egli è stato crocifisso per tutte le Chiese, non per una parte, si rivela e si manifesta nella debolezza della chiesa, tra le persone più improbabili, nelle persone meno in vista della chiesa. Cristo non è presente solo in un'elevata spiritualità, ma tra i più deboli, tra gli ultimi della chiesa, la debolezza di Dio è più forte della debolezza degli uomini. A Corinto c'erano realtà non riconciliate che distinguevano il tuo e il loro, alcuni sostenevano di appartenere ad Apollo, altri a Paolo, altri a Pietro, altri a Cristo, quasi che Cristo fosse un partito nella comunità. Paolo ricorda che Cristo è morto per tutti loro. E' facile riconoscersi in una persona carismatica, ma la chiesa cristiana si riconosce nel messaggio di Cristo crocifisso dal quale assumiamo la nostra identità. L'identità era importante nell'antichità perché era segno distintivo di appartenenza ad un gruppo, ad una classe.
Paolo, incontrando Cristo, capovolge questo modo di pensare: la nostra identità non proviene dall'appartenenza ecclesiale, ma direttamente da Cristo crocifisso, non è importante sapere da che parte stai, ma che sei unito a Cristo. La chiesa cristiana non è riuscita a raggiungere la pienezza che è in Gesù.
Paolo spiega ai Corinzi il giorno del giudizio, nel quale essi non saranno accusati, ma presentati a Cristo. Anche noi attendiamo il giorno della manifestazione di Gesù, nel frattempo camminiamo insieme senza chiederci a quale "casa" apparteniamo, insieme cerchiamo il Signore, in un tempo di frammentazione della società e delle generazioni.
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Padre Oleg - In un mondo di conflitti l'uomo cerca di prevalere sull'altro. Nella chiesa e tra i cristiani ciò non dovrebbe accadere. Gesù ha detto che "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro "(Matteo 18,20).
Ha detto anche "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Giovanni 14, 23). Il mondo si agita, gli uomini vivono in uno stato innaturale, con l'arroganza che sta alla base dei conflitti familiari e sociali. Non cercano di guardare verso Dio. Tra cristiani non è concesso di arrabbiarsi l'uno con l'altro. Gli uomini si dividono, i cristiani non possono essere avversari tra loro. Con il pentimento avremo il cuore pieno di amore per gli altri. Il Salvatore Gesù Cristo ha detto: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Giovanni 13, 34-35).
I cristiani dimenticano il significato del Vangelo vissuto autenticamente, cercando con tutte le forze di osservare il comando del Salvatore. Non dimentichiamo che siamo fratelli fra noi e figli di Dio: Gesù ci ha portati dalle tenebre alla luce di Dio. San Paolo dice "... siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana? (1 Corinzi, 3-3).
La presenza delle tentazioni nella chiesa ci aiuta a riconoscere i veri cristiani, quelli che amano Dio, da quelli che amano le realtà terrene. "Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. E' necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova" (Prima lettera ai Corinzi 11, 17-19)
Gli operatori di pace sono figli di Dio, ma coloro che suscitano liti sono figli del diavolo. "Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti" (Romani 12, 17-18). Colui che desidera vivere in pace diventa messaggero del Vangelo di Cristo.
"Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: "Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi" (Matteo 12-25). "Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!" (Galati 5, 14-15). Quando i cristiani non si perdonano, il mondo viene abbandonato da Dio. Tener conto delle parole di San Paolo "Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire " (Prima lettera ai Corinzi 1, 10)
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Don Luca Merlo - Prendo come spunto il documento scritto da Papa Francesco "Evangelii Gaudium" sull'ecumenismo. "Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono! E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi". E' il significato autentico di ecumenismo ben sintetizzato in queste parole. La divisione viene da una deformazione della fede dei cristiani, quando l'adesione alla fede in Gesù si sostituisce con cose da eseguire, i cristiani si trovano allora divisi uno contro l'altro. Il rischio della frammentazione tra credenti è presente fin dall'inizio (vedi le comunità di Corinto). Avevano ridotto Cristo a un capo fondatore. Paolo, ai cristiani di Corinto – e anche a noi – ricorda che attraverso il Battesimo siamo tutti inseriti in Gesù Cristo per formare un solo corpo; per questo non può essere diviso, siamo una cosa sola con Lui.
Nel Vangelo ascoltato (Marco 9, 33-41) Giovanni dice a Gesù: "Abbiamo visto un uomo che usava il tuo nome per scacciare i demoni, e noi abbiamo cercato di farlo smettere perché non è uno dei nostri". Eppure fa cose buone. Gesù dice ai suoi discepoli che i doni di Dio sono più grandi, ci superano, lo Spirito non è proprietà di nessuno, soffia dove vuole. Non vengano posti ostacoli alle vie della provvidenza e non si fermino gli impulsi dello Spirito Santo! Non pensare che lo Spirito agisce solo attraverso il nostro gruppo o la nostra chiesa. Ecco il dialogo fra chiese, una chiesa divisa è poco credibile. Giovanni Paolo II ha detto che il cammino ecumenico è una via irreversibile, cioè una via senza ritorno che costringe i cristiani a guardare avanti perché Cristo è avanti a noi, è nostra guida e ci chiama a seguirlo. L'unità è dono di Dio da invocare. Pregare per l'unità dei cristiani non è delegare a Dio la risoluzione dei problemi ma testimoniare con impegno che possiamo cambiare il modo di pensare. Può capitare la divisione anche all'interno delle parrocchie. I cristiani hanno l'obiettivo di camminare insieme, dare al mondo una buona testimonianza di fede. L'unica fede in Cristo fa capire che le nostre differenze non ci dividono, fa riscoprire che l'unità non è uniformità, ma essere disposti a camminare su strade diverse verso un'unica meta, convergendo tutti insieme al centro che è Gesù Cristo. Che possiamo essere come Gesù ha pregato per noi prima di morire "una cosa sola perché il mondo creda"!
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Don Giuseppe: il fatto di essere qui e riconoscere che l'unità è possibile, è il grande dono di stasera, a cui ci hanno guidato le meditazioni di questi fratelli in Cristo.
(appunti non rivisti dagli autori)